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IL CARISMA CANOSSIANO un approccio formativo Roma, 2002 Parte 2 Il carisma di Maddalena di Canossa |
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Il carisma di Maddalena si può cogliere sinteticamente sia nel profilo che essa traccia, “per obbedienza”, del cammino spirituale che l’ha condotta a dare vita all’opera delle figlie e dei figli della Carità[1], sia tramite le formulazioni nelle quali essa lo esprime per le sue figlie[2], sia negli eventi nei quali essa vi riconosce la progressiva realizzazione[3], sia nei dialoghi, specie epistolari, ove essa è sollecitata a chiarirlo per precisarne la peculiarità[4]. Ne tentiamo qui uno schizzo sintetico secondo la sua genesi e cercando di lasciarne trasparire le istanze formative.
1. L’amore del Signore crocifisso sorgente del carisma di Maddalena.
Maddalena riconosce che la sua vita e la sua opera è tutta mossa e orientata dal paradossale contrasto che essa contempla nel Signore crocifisso: mentre dall’esterno, dalle circostanze della storia, è ridotto all’impotenza della croce, colpito dal rifiuto, dal non amore, volto oscuro della storia umana e fonte delle sue povertà, Egli, dal suo interno, risulta singolarmente attivo, esercitando in sommo grado le virtù e, in modo insuperabile, la carità verso Dio e gli uomini[5]. Il Signore Gesù non risulta determinato da ciò che lo raggiunge e gli viene imposto dall’esterno, ma continua a vivere mosso interiormente dal suo Spirito amabilissimo, generosissimo, pazientissimo (RD, Pref.). Questa libertà di amare che libera l’uomo dalle sue schiavitù, vertice della rivelazione di Dio, diventa la grande attrattiva, la grazia, che ispira Maddalena: «mi sentii portata, non potendolo fare io, ad amare Gesù con il cuore di Gesù» (M. XIII,10).
2. L’amore del Signore crocifisso approdo della ricerca di Maddalena.
Nel Signore crocifisso, nell’amore che la sua croce rivela e realizza, Maddalena trova la composizione di motivi, slanci e tensioni, per la cui realizzazione ha cercato e faticato nella sua giovinezza. Le “Memorie” ce ne segnalano in particolare cinque:
® La ricerca di piacere a Dio, il desiderio di ancorare la propria vita all’unico Dio, a “Dio solo”. È il percorso che la porta, all’inizio del suo cammino spirituale, verso la clausura[6].
® L’esigenza di soccorrere i poveri, coloro che sono spinti ai margini della società e delle possibilità che essa veicola. Si tratta dei “prossimi bisognosi”, il cui abbandono nasconde la paternità di Dio per tutti[7].
® L’impegno di contrastare il male, di opporsi a ciò che compromette la vita, facendo brillare le energie di salvezza del vangelo[8].
® L’istanza missionaria, la comprensione della universalità del vangelo come gratuità dell’amore di Dio per tutti gli uomini[9].
® La ricerca della gloria di Dio, della divina gloria (M. I,29), il desiderio di «non avere altra premura che per la gloria di Dio e la salvezza delle anime, abbandonando a Lui il pensiero di ogni altra cosa» (M. II,50)
Queste cinque sollecitazioni, che avevano spinto Maddalena verso tentativi di soluzione che ne mettevano sempre in ombra l’una o l’altra, trovano originale composizione nel duplice comandamento dell’amore realizzato dal Signore Gesù nella sua croce, ove l’amore verso Dio viene vissuto nel dare espressione compiuta nella storia al suo amore per l’uomo, rendendo gloria a Dio e santificando gli uomini. Nella croce del Signore Maddalena vede incontrarsi in maniera indissolubile l’istanza religiosa e quella riabilitativa-missionaria che avverte urgere dentro di sé. In questa originale composizione Maddalena riconosce la configurazione del suo carisma. Questa diventa ormai la sua strada, l’intenzionalità che la muove verso progettualità e realizzazioni.
3. La ricchezza dell’amore del Signore crocifisso.
La contemplazione dell’amore del Signore crocifisso conduce Maddalena a comprenderne tre inscindibili aspetti:
® la rivelazione piena e definitiva dell’amore misericordioso del Padre per tutti, del «corso delle Divine misericordie», della “Divina Carità”, “Divina Bontà”[10]. In una storia organizzata secondo meccanismi che producono discriminazioni e distanze, che impoveriscono e spingono ai margini, Dio interviene facendosi vicino, mettendo in atto una azione di ricupero e di riconciliazione. Mediante la sua misericordia Dio riporta ciascuno alla sua dignità, dentro relazioni fraterne. La fedeltà a “Dio solo” e la ricerca della sua gloria portano così Maddalena, simultaneamente, alla contemplazione e verso i tre rami di Carità: essere “sola con Dio solo” e “animatissima ad operare per il Signore” (M XIII,13)[11]
® la rivelazione del modo con cui Dio si fa incontro a noi mosso dal suo amore. In Gesù Dio si fa vicino a noi esponendosi all’umiliazione, alla povertà, alla condizione più bassa, fino a rimanere “spoliato di tutto, eccetto che del suo amore” «non respira che carità».[12] È la via che Maddalena trova proclamata nell’inno cristologico della lettera di Paolo ai Filippesi: «il Divin Signore per noi si fece obbediente fino alla morte e alla morte di croce»[13], e nell’autopresentazione che Gesù fa del suo ministero e di se stesso ai discepoli (cfr. Mc 10,45 par.): «il Divin nostro Salvatore, pure essendo l’Onnipotente e l’Altissimo, apparso visibile in terra per la nostra salute, attestò che era venuto non ad essere servito, ma a servire»[14]. È la via che Maddalena sintetizza nelle virtù del Crocifisso: ubbidienza, umiltà, povertà (RD, Carità verso Dio). È’ la via che Maddalena stessa percorre non limitandosi ad elargire la carità ai poveri dalla sua condizione di signora, ma facendosi serva dei poveri, esponendosi a divenire povera per servire i poveri. Maddalena capì che non poteva amare i poveri da signora, l’amore del Crocifisso le conferiva l’onore di servirli[15].
® La rivelazione dell’obiettivo che Dio persegue venendoci incontro per la via dell’amore: accendere in noi l’amore perché in esso è la vita, la salvezza della vita, la sua ricchezza secondo Dio. Facendo conoscere Gesù Cristo «si viene ad eccitare prima la santa carità in affetto, indi s’insegna a porla in effetto» (RD, Regola per la Dottrina, Introduzione).
4. Il duplice comandamento dell’amore.
L’amore contemplato nel Signore crocifisso conduce Maddalena a comprendere in modo singolare il contenuto del duplice comandamento dell’amore come sintesi della vita secondo il Vangelo. La carità verso Dio e verso il prossimo riceve tutta la sua luce «dagli esempi e dallo Spirito del Crocifisso»[16].
L’imperativo «inspice et fac secundum exemplar» (M. I,32; Es. 25,40, riletto cristologicamente in Eb. 8,5), indica la via che guida all’adempimento del duplice comandamento dell’amore. La contemplazione delle virtù del Crocifisso sollecita il nostro amore verso Dio, come risposta all’amore di Dio che in esse si rivela e si esprime in forma umana nella nostra storia. Lo stesso amore contemplato nel Crocifisso guida il nostro amore verso il prossimo, non come impresa nostra, ma come condivisione dell’amore di Dio verso tutti, in modo particolare verso i poveri. Si tratta del nostro amore come “imitazione nell’esecuzione”[17], come sequela del Signore nella sua dedizione a ogni sorella e fratello, particolarmente i più poveri. Nel riconoscimento e nella condivisione dell’amore di Dio che si è aperto a noi nell’amore del Signore crocifisso, ogni uomo giunge a compiutezza e così celebra la gloria di Dio, la gloria del suo amore.
5. L’eucaristia come luogo ecclesiale dell’amore del Signore Crocifisso.
L’Eucaristia è nell’esperienza di Maddalena luogo carismatico particolarmente in evidenza, “ambiente” spirituale che avvolge tutto il suo cammino. Dall’Eucarestia viene “somma pace, allegrezza, desiderio di paradiso; ma, insieme, desiderio di molto operare”. La ragione è “l’affetto del Signore verso gli uomini nell’atto di istituire il divin sacramento” (M. III,45-46)[18]. Nella celebrazione dell’Eucarestia Maddalena riconosce la permanente disponibilità dell’amore del Signore crocifisso e la grazia di viverlo, nel servizio generoso di chi meno è raggiunto dall’amore. In modo singolare l’Eucaristia le richiama il momento e il modo nel quale il Signore ci ha affidato il comandamento dell’amore. La stretta vicinanza tra l’ultima cena del Signore e la consegna ai discepoli del “suo” comandamento indica che questo va vissuto come effettiva unione dei cuori, come condivisione. A sua volta l’intima connessione tra cena e passione del Signore ne sottolinea la totale gratuità e la misura senza misura (RD, Istruzioni alle figlie, virtù della carità fraterna)[19].
6. Maria, l’addolorata madre della carità, “fondatrice” dell’opera di Maddalena.
Maddalena riconosce in Maria il luogo ove l’amore del Signore Crocifisso ha trovato piena accoglienza; cosicché da Lei le figlie della Carità sono chiamate ad apprendere come divenire disponibili alla carità del Signore. L’esemplarità di Maria, per il dono dello Spirito e nella comunione dei santi, si traduce nella sua maternità. Si tratta di una maternità che ha chiara configurazione apostolica: Maria ai piedi della croce è partecipe della lotta contro il male, della dedizione che chiede l’accoglienza illimitata degli uomini segnati dalle ferite del peccato. .Maria è «costituita madre della Carità sotto la croce, in quel momento in cui alle parole del Divin suo Figliolo moribondo, tutti, benché peccatori, nel suo cuore ci accolse» (RD, pref.). Poiché questa maternità è partecipazione alla passione del Signore per il riscatto di tutti noi peccatori, Maddalena ne riconosce un esercizio peculiare nella fondazione delle Figlie della Carità: esse sono il suo istituto, dedicato ai poveri di educazione, istruzione e di assistenza, a causa del peccato.[20] Nell’ottica di Maddalena il lasciarsi educare da questa maternità significa operare faticando e patendo perché ogni uomo venga alla luce come figlio di Dio[21].
7. La carità secondo la logica del Crocifisso plasma la fraternità della comunità.
Dall’amore gratuito e capace di risanare ogni ferita, che contempliamo nel Signore Crocifisso, che celebriamo nell’eucaristia e che vediamo del tutto accolto in Maria, madre della carità, nasce la fraternità. Essa esplica la sua vitalità quotidiana e regge nelle prove dell’apostolato se le sorelle saranno ben fondamentate interiormente, ossia se per esse l’amore del Signore è sorgente e regola di vita (RD, Virtù della Carità fraterna). Alla fraternità veniamo generati e rigenerati dal perdono, dalla riconciliazione, come suo dinamismo costante, quotidiano: «resta pure prescritto che se mai succedesse ad alcuna di mancare alla carità verso qualche sorella, debba chiedere scusa e riconciliarsi con essa prima di andare a dormire» (RD, Carità verso il prossimo, reg. 5). La vita fraterna è in radice segnata dal riconoscersi reciprocamente visitati dalla misericordia di Dio nell’amore del Signore Crocifisso. Così la fraternità della comunità[22], appare come la prima attuazione del duplice precetto della carità contemplato nel Signore crocifisso. Essa è la condizione indispensabile per mantenere effettivamente la carità come ispirazione di tutto l’operare: senza questo si è esposti al rischio di divenire “fantasmi di carità”[23].
8. La ministerialità della Carità: una carità universale e integrale.
Connotazione costitutiva del carisma di Maddalena appare fin dall’inizio la ministerialità della carità in relazione alle condizioni dell’esistenza umana nella storia. È la concreta condizione dei poveri a determinare l’operatività della carità[24]. Secondo il carisma di Maddalena l’amore del Signore suscita certo la contemplazione stupefatta e grata e però sempre in modo tale da indicare la direzione dell’operatività mossa dalla carità. Come essa stessa si esprime, si tratta di “imitare nella esecuzione del secondo precetto della carità il Divin Salvatore”[25]. Nell’operare c’è l’assunzione di un patire come segno di una lotta al male di cui la croce del Signore rivela tutto il peso e la dedizione che essa richiede. Il “torcular calcavi solus” (M. V,15, che si riferisce a Is. 63,3, già interpretato cristologicamente in Ap. 19,15), ben evoca la determinazione e la dedizione con cui il Signore conduce la lotta contro il male[26]. Strettamente connesso con la lotta contro il male è l’atteggiamento e lo stile dell’umiltà del servizio, che si adegua alla situazione della persona e mira alla sua promozione, a fare in modo che essa possa trovare il suo posto nella società e nella comunità ecclesiale, riflesso ed esperienza del posto che le è accordato dal Signore[27].
Articolazioni permanenti e indissolubili del carisma sono i tre rami o ministeri di carità: educazione (o riscatto e promozione dalle povertà), evangelizzazione (rivelazione della fonte e traguardo della dignità di ogni persona), e assistenza (testimonianza/annuncio che la vulnerabilità umana non è segno dell’abbandono da parte di Dio e non è l’ultima parola della vita)[28]. Queste tre direzioni della carità emergono come il concretarsi dell’amore nelle strutturali condizioni storiche dell’uomo, per il quale il Signore si è esposto alla croce. In esse è agevolmente riconoscibile una implicita antropologia del carisma, l’antropologia della carità, che chiede di prendersi cura delle condizioni della libertà della persona perché possa riconoscere l’amore del Signore e a lui affidarsi, in condivisione operosa, fedeltà e fiducia. I poveri, che sono sempre degli impoveriti, in condizioni di svantaggio, sono il test di come la carità, la carità del Signore accolta e condivisa, sappia far emergere e custodire il valore di ogni uomo, nel modo proprio della sua dignità. La ministerialità della carità, come Maddalena la intende a partire dall’amore del Signore Crocifisso, contiene l’apertura missionaria al mondo intero, verso ogni luogo ove il Signore non è amato perché non conosciuto e ove l’uomo non è fatto oggetto dell’amore: “avrei bramato di potermi ridurre in polvere, se in quel modo avessi potuto dividermi per tutto il mondo perché Dio fosse conosciuto ed amato” (M. III,50)[29].
9. Il carisma di Maddalena: pratica della contemplazione della carità del Crocifisso.
Colto sinteticamente, secondo la sua genesi, il carisma di Maddalena si presenta dunque come una peculiare intuizione della carità del Signore nel mistero della sua passione: essa è del tutto gratuita, immeritata (rivolta a noi incapaci di comprenderlo), fraterna (costituisce in reciprocità riconciliata) e apostolica, abilita a servire sullo stile del Signore, senza pretesa di farsi valere, ma solo di farlo bene.[30] Proprio questo volto dell’amore del Signore, che ne racconta gloria nella passione, la risurrezione nella morte, è anche la fonte della unità di vita del carisma vissuto, poiché esso non fa che assecondare la dinamica della carità contemplata, condivisa e offerta. Il tutto viene riassunto da Maddalena stessa nella affermazione: “Fare conoscere Gesù Cristo, giacché Egli non è amato perché non è conosciuto”.[31] La conoscenza del Signore, poiché è conoscenza del suo amore per noi, porta a condividere il suo amore tra noi e verso coloro che portano i pesi del non amore. Nella chiesa il carisma di Maddalena si è realizzato fin dall’inizio secondo lo statuto della vita religiosa/consacrata, assumendone i tratti peculiari della professione di castità, povertà e obbedienza, secondo lo spirito proprio e la forma della comunità fraterna-apostolica[32]. Il carisma però conosce anche una partecipazione di laici, secondo modalità differenti, che esperienze e documenti dell’istituto hanno cercato di mettere in atto e di esplicitare[33]. Nella varietà delle modalità di partecipazione al carisma va riconosciuto il suo carattere ecclesiale (non appropriabile in esclusiva da nessuno), e la priorità delle sue intenzionalità e finalità rispetto alle forme di attuazione. Va però mantenuta desta l’attenzione ai soggetti che nel carisma si riconoscono perché essi assumano, secondo il loro stato, modalità di vita quotidiana in grado di alimentare e tenere in forma il carisma. Così esso concorre alla vitalità della Chiesa, a mantenerla sensibile a tutte le tonalità del vangelo
10. “Figlie della Carità - Serve dei Poveri”
Il nome Figlie della Carità-Serve dei Poveri (RD., Pref.), sottolinea come il duplice precetto della Carità dà identità alle persone che condividono il carisma di Maddalena, realizzando la loro santificazione nella sequela del Signore Crocifisso, come dedizione. alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime[34]. È proprio la connotazione pasquale della carità a sottolineare l’inscindibilità dei due aspetti, poiché nella passione del Signore viene del tutto allo scoperto l’orientamento del suo amore verso coloro che in modo particolare portano le conseguenze pesanti della sua assenza o del suo essere esposto al rifiuto nella storia. Il servizio dei poveri è nome specifico dell’amore del Signore secondo i tratti della passione, è segno attuativo della sua gloria, della sua signorìa nella nostra storia. È la inedita nobiltà del Vangelo che Maddalena ha appreso dalla contemplazione del Signore Crocifisso.
[1] Così Maddalena annota iniziando le sue Memorie: «venendo obbligata dall’obbedienza a far conoscere con quali mezzi e per quali vie Dio si è degnato di dare inizio all’istituzione delle Figlie della Carità, scriverò, come meglio la memoria mi suggerirà, quanto ricordo». [2] Ci si riferisce in modo particolare alla Regola Diffusa, scritta (probabilmente tra il 1814 e il 1815), come Maddalena stessa afferma nella prefazione, per indicare i “mezzi” necessari per la realizzazione del carisma. Nei Piani Maddalena si rivolge piuttosto alle autorità ecclesiastiche e civili per esporre, secondo linee essenziali, le intenzioni che la muovono e gli obiettivi che intende perseguire con la sua istituzione. [3] Particolarmente significativa è la fondazione di Venezia (1812), sorta in condizioni di notevoli difficoltà, “senza alcun appoggio” (M. III,14). In proposito Maddalena stessa annota: «Dio cominciò dunque anche questa casa, che per essere la prima in cui si esercitano i tre rami di Carità, viene riguardata per la prima dell’Istituto» (Lettera a Carolina Durini, 30. 1.1816; cfr. alla stessa in data 9. 8. 1812). [4] Particolarmente illuminante risulta lo scambio epistolare con A. Rosmini tra il 1821 e il 1835. In particolare nella lunga lettera a lui indirizzata l’8 gennaio 1826, Maddalena precisa il suo modo di intendere l’attuazione della Carità nel suo Istituto, modo che la differenzia dallo stimatissimo amico roveretano, il quale ritiene la carità più estesa ed universale quella connessa con gli uffici propri del ministero ecclesiastico. Per Maddalena invece il criterio principale della carità è il bisogno dei poveri e la possibilità della più grande prossimità a loro (Cfr. A. Cattari, E. Dossi, M. Nicolai (a cura di), Maddalena di Canossa in dialogo, III, 197-340). [5] Cfr. RD, Carità verso Dio, Povertà 1; Carità verso il prossimo 1. È importante osservare che in questa intuizione Maddalena ricupera il significato profondo della devozione al crocifisso, riscattandola dal rischio di arrestarsi alla sofferenza come se fosse solo quella il significato della croce. La prospettiva di Maddalena appare qui singolarmente vicina a quella di Giovanni che indica nella passione del Signore l’ora della gloria come splendore dell’amore che rimane fedele proprio quando ne viene contestata l’efficacia, quando si trova esposto all’incomprensione fino al rifiuto (cfr. Gv. 12,23-28; 13,1. 31-35; 19,28-30). [6] Cfr. Lettere di d. Libera; Memorie I,3-15. Le lettere di d. Libera sono fonte indiretta preziosa della ricerca giovanile di Maddalena. [7] Cfr. I Piani, a partire dal primo, B6 (1799), Memorie I,25 (ispirazione dal libro di Tobia); RD., Pref.: “come serve dei poveri dobbiamo a questi le nostre cure, fatiche, premure, e i nostri pensieri”. Con riferimento a Mt. 18,5 e 25,31-46, Maddalena ricorda che distrarsi dai poveri significa dissociarsi dall’amore del Signore (RD. , Regole delle Scuole, Intr.). I due tratti dell’identità “Figlie della Carità- Serve dei Poveri”, sono indissociabili. [8] Cfr. RD., Discipline per l’esecuzione, Regole delle scuole, Introduzione (pp. 95-96), Memorie I, 27 (ispirazione dal sl 50,15), 30. Ancora alla fine delle memorie, Maddalena riconosce la sua vocazione nel “cercare, in forza del sentimento d’amore [alimentato dall’eucarestia], d’impedire i peccati” (M. XV,74). [9] Cfr. Memorie, I, 28 (ispirazione da Mc 16,15); 31 (preoccupazione per la riunione della chiesa greca con la chiesa cattolica). [1[10] Cfr. RD, Virtù della mortificazione, p. 222; Piano B.8-8; B.5-5. Espressioni come il «Divino Amore», la Divina Carità» (RD, Carità verso Dio, Virtù dell’umiltà, Reg. 1; della povertà, Reg. 1), sono indicative dell’amore del Padre a cui abbiamo accesso contemplativo tramite il Signore Gesù in croce (cfr. RD, Carità verso Dio, Reg. 1). [1[11] Nel contesto di M. XIII,13 il “sola con Dio solo” ha marcato carattere soteriologico: la relazione con Dio è l’unica nella quale noi troviamo piena liberazione dalle nostre debolezze. Si comprende bene dunque che questa relazione anima all’operare perché altri vi possano accedere. [1[12] Cfr. RD, Carità verso Dio, Povertà, Reg. I; RD, Virtù della Carità fraterna, p. 204. [1[13] Cfr. RD, Voto di obbedienza; Regole dell’ospitale, XV. [1[14] Cfr. Regola per la Dottrina, Introduzione [15[15] Cfr. Giovanni Paolo II, Omelia nella canonizzazione di s. Maddalena di Canossa, 2 ottobre 1988. È l’esperienza che Maddalena ha vissuto in modo particolarmente intenso nella fondazione della sua opera a Venezia: «Dio mi condusse non solo a prestarmi per quest’opera, ma a vivervi effettivamente senza alcun appoggio, come tante volte mi aveva fatto desiderare» (M. III,14). Si tratta di quello stile di servire che PIO XI ha riassunto nella sigla: «la carità nell’umiltà, l’umiltà nella carità». (Pio XI, Allocuzione in occasione della lettura del decreto sull’eroicità delle virtù di Maddalena di Canossa, 6 gennaio 1927). Maddalena esplicitamente accosta le due virtù in M. XIV,52: «mi determinai a praticare a Milano singolarmente l’umiltà e la carità». Pio XII, a sua volta, ha commentato: «l’amore non sa stare lontano da quelli che ama […], Maddalena dei poveri si sentì serva e sorella» (Discorso per la beatificazione, 9 dicembre 1941). [1[16] Cfr. RD, pref.; Carità verso Dio, reg. 1, Carità verso il prossimo, reg. 1. [1[17] Cfr. RD, Carità verso il prossimo, Reg. 1. [1[18] Frequenti sono i richiami eucaristici nelle “Memorie”, cfr. Già I,25; poi III,19; III,33; IV,11. 19. 40; V,6. 14. 36; VII,7. 16…. [1[19] Cfr. M. III,46-49: «l’aver letto qualcosa che trattava dell’ultima cena di Gesù, e, in particolare, del suo affetto verso gli uomini nell’atto di istituire il Divin Sacramento […], mi fece entrare in me stessa al punto che cominciai a raccogliermi…; questo sentimento dell’amore di Gesù Cristo verso gli uomini… mi dava tanta brama di farlo conoscere e amare». [2[20] Cfr. Ep II/1, 505; II/2, 1135. 1426; III/1, 178. 240; III/2, 936. 1001. 1266; III/5, 4050. [2[21] Questo carattere apostolico della maternità di Maria risalta in un appunto preso da una compagna durante una conferenza di Maddalena, tenuta per animare le figlie della Carità: «fece vedere che l’amore di Maria fu costante nelle pene del suo Gesù, fino ad agonizzare sotto la croce, ma sempre intrepida e costante nelle pene. Così una figlia della Carità deve essere forte e costante nell’imitarla, ancorché le avesse a costare la vita nell’esercizio delle opere dell’Istituto» (Rss II,222-223) Cfr. anche il Piano dell’Istituzione delle Terziarie delle Figlie della carità (Rss II,46). [2[22] Il binomio comunità-fraternità sottintende una non coincidenza e però anche una necessaria correlazione. Fraternità rinvia a una qualità delle relazioni motivata da un’intenzionalità che ispira lo stare insieme. Comunità dice la struttura, l’organizzazione nella quale la fraternità prende corpo e che la fraternità stessa si dà per garantirsi le indispensabili condizioni. Cristianamente la fraternità sta nel condividere, nel rendersi reciprocamente disponibili i valori del Vangelo, nel fare insieme la volontà del Padre. Certo ciò avviene tramite la struttura umana di ciascuno che dal vangelo si lascia avvalorare e purificare. Fraternità è anche aiutarsi in questa comune disponibilità al Vangelo. Fa parte di questo aiuto la comunità, come insieme di ritmi e strumenti assunti per questo scopo. La comunità è fatta per essere laboratorio di fraternità e così anche segno (cfr. Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, La vita fraterna in comunità, Roma 1994). [2[23] Cfr. RD; Carità verso il prossimo, Reg. V; La virtù della carità fraterna, pp. 205-207; rimanda a Gv 13,34-35, in connessione con l’eucarestia e a Mt 18,19-20, alla fine della trattazione, p. 217. [2[24] «A tre particolarmente sembrano potersi ridurre le necessità del nostro prossimo, dalle quali derivano poi quasi tutti i mali. Necessità d’educazione, necessità d’istruzione, necessità d’assistenza, e di sovvenimento nelle malattie, e nella morte» (Piano B.6-6). [2[55] Cfr. RD, Carità verso il prossimo, Reg.1. [2[26] La rilettura cristologica sottolinea che la lotta di Dio contro il male ha trovato la sua definitiva attuazione in Cristo e nella sua Pasqua, ove il male è destituito di ogni pretesa di giustificazione, è calpestato definitivamente ed espulso dalla sua pretesa di determinare l’uomo. [27] Cfr. RD, Virtù dell’umiltà, Reg. 1-3; Carità verso il prossimo, Reg. 2; Regole delle Scuole, Intr.; Reg. XXXI. [28] Sui tre rami di carità come vie per l’attuazione integrale della carità l’istituto delle FdCC dispone di due documenti recenti: Linee portanti della Carità ministeriale delle Figlie della Carità Canossiane, Roma 1996; L’interministerialità nella Comunità Canossiana segno leggibile della Carità, Roma 2002. [[29] Cfr. Già M. I,28; II,45-46. Nella stessa linea va vista l’apertura ecumenica di Maddalena, che nelle circostanze storiche dell’epoca non ebbe occasione di esplicitarsi (cfr. M. I,31; XIII, 77). La carità del Signore è apertura a tutti che cerca riconciliazione. [[30] Cfr. RD, Regole delle Scuole, 35. [ [31] RD, Discipline per l’esecuzione, Regole delle scuole, 1. [32] Cfr. RD, Dei voti dell’Istituto, p.47; Piano B.10-9. Maddalena avverte che il suo Istituto non forma «una religione monastica claustrale, nondimeno […] gli individui che lo compongono debbono osservare una vita religiosa» (RD, Dei voti dell’Istituto), i cui mezzi principali sono i tre voti di castità, povertà, obbedienza, la vita fraterna in comunità, secondo la regola (cfr. B.7-7) [3[33] Cfr. XI Capitolo Generale, La promozione dei laici nell’oggi della chiesa e dell’istituto, Roma 1984; VO.I.CA, Il volontariato internazionale canossiano, Roma 1996, part. pp.14-18. [3[34] Precetto qui non ha riferimento a qualcosa che risulta imposto, ma, biblicamente, indica ciò che risulta irrinunciabile a motivo del suo valore, della grandezza valorizzante del dono da cui esso scaturisce (cfr. L’incipit della prefazione della RD)
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